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IL DITO E LA LUNA -

Mi guardava di sottecchi, curiosa  - Che fai con quel quaderno?  - Scrivo al mio amico mamma  - Ah…perché non gli parli?  - Perché mi distraggo…si distrae  - Sciocchezze (ma non ne era convinta), parlagli invece di passare ore intere chino su quel foglio.  Parlagli Enzo, guardalo negli occhi mentre lo fai, vedi come muove le labbra...guardalo mentre vive, non restare chiuso dentro le parole che scrivi. Parlagli. Era Milano ed era il 1962 . Chiusi il quaderno ma ero convinto che scrivendo mi avrebbe capito e ascoltato, viceversa tutto sarebbe passato via in poco tempo. Avevo due desideri a dieci anni abbracciare il mondo e raccontarlo agli altri, le altre vennero subito dopo. Desideri che col tempo acquistarono il contorno di utopie da inseguire per una vita o abbandonare ad un più prosaico destino. Il desiderio occhieggia ancora di tanto in tanto fra le trame di una vita "trascorsa in un confronto impietoso tra l’utopia, gli impulsi e questo mondo che mi è toccato in sorte. La li

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